venerdì 21 gennaio 2011

VIVERE RELATIVAMENTE

Vi è mai capitato di fermarvi, per un secondo soltanto, a pensare e ragionare sui complessi sistemi secondo i quali condizioniamo il nostro modo di vivere e di comportarci nei confronti del mondo? Quei complessi sistemi di cui nessuno conosce esattamente l’origine né le motivazioni per cui vengono accettati e resi consueti, ma da cui tutti ci facciamo passivamente incastrare e sottomettere.
Parlo di numeri(matematicamente intesi), note musicali, unità di misura, alfabeto; ma anche di banalità come l’ora di pranzo e l’ora di cena, perché dormire la notte e vivere di giorno e non viceversa; elementi, insomma, su cui abbiamo costruito teorie e regole che hanno, a loro volta, plasmato menti indicando modi di vivere e di pensare.
E se un giorno si scoprisse che sono tutte inutili ed infondate supposizioni?

Chi e/o cosa ci hanno dato,e ci danno ancora, l’assoluta certezza della fondatezza di questi sistemi?? Sarebbe una sconfitta di proporzioni colossali per un’intera razza, quella umana, che da sempre, in linea di massima, si è basata su teorie instabili, astratte, per creare, dal proprio punto di vista cose reali e concrete.
In fondo Einstein lo ha detto “tutto è relativo”(anche la sua teoria sulla relatività potrebbe essere relativa). E la mia domanda allora è lecita; insomma, qui si tratta di vere e proprie convenzioni, di teorie relative, di costruzioni mentali, adottate forse per pigrizia e noncuranza, forse per mancanza di mezzi per scoprire la reale sostanza delle cose, forse per la fretta di dare un’immagine chiara e concreta al mondo, forse per dare un senso ed un ordine alla vita stessa!
Provate solo ad immaginare la portata del danno che procurerebbe al mondo, scoprire, per esempio, che il numero 1 (o il numero 0 a seconda dei punti di vista) non è il primo della serie. Un intero impianto teorico crollerebbe e, ad effetto domino, con esso, perderebbero sostanzialità tutti i campi figli della matematica.
A questo punto mi viene da pensare che:
-la razza umana è consapevole di questo rischio e perciò non si azzarda ad indagare oltre;
-la razza umana non è consapevole di ciò e quindi accetta di buon grado di seguire certi schemi;
-anche se consapevole, non esistono mezzi adatti a confutare tali impianti di pensiero perché impensabili, non progettabili;
Conclusione:
quello che per me resta certo è che viviamo seguendo convenzioni, create da qualcuno ed accettate dalla massa, e che esse resteranno tali, quindi relative, fino a che qualcuno non deciderà di spiegarle e/o confutarle offrendo la giusta alternativa. Probabilmente, come dicevo al primo punto della riflessione di cui sopra, una confutazione non avverrà mai o forse, in caso contrario, quel giorno coinciderà con la fine del mondo!

10 commenti:

  1. Penso che a chiunque nella vita sia capitato di fermarsi a pensare a cose più o meno strane e disparate,a volte potendo soddisfare la propria curiosità , altre volte restando con un punto di domanda.
    In questo specifico caso mi permetto di dire la mia:perdonami, Wailer, ma forse sono domande fini a se stesse, dal momento in cui le convenzioni, le consuetudini,gli usi e costumi sono praticamente ed inconsapevolmente nate con l'uomo; quello delle caverne, ad esempio, usciva per cacciare con la luce del sole,perché più sicuro:la notte , l'oscurità,il "non conoscere" è sempre stato pericoloso. Tra l'altro, fisiologicamente parlando, l'uomo ha bisogno della luce del sole per evitare l'insorgenza di malattie.
    Seguo il tuo esempio dell'ora di pranzo:ebbene,è scientificamente dimostrato che l'essere umano ha bisogno di X calorie nell'arco della giornata per avere una vita sana: dunque sta a noi soddisfare il nostro senso di fame; esempio:in Italia, facendo una colazione leggera, il senso di fame arriva dopo circa 5-6 ore;nel mondo anglo-sassone , invece,la colazione è più abbondante e calorica,per cui il senso fisiologico della fame si manifesta molte ore più tardi. Questo ci riconduce alla fisiologicità e naturalità della vita: l'uomo ha solo dato un nome alle cose: in Italia chiamiamo "mela" ciò che in Gran Bretagna chiamano "apple"; eppure le papille gustative assaporano in egual modo.
    Le convenzioni dunque, in un mondo ed una società come i nostri, servono, affinché non regni l'anarchia ed il disordine totali (e non uso tali termini politicamente parlando). Le regole, le linee guida ci consentono una vita sana, sicura, degna d'esser vissuta , per il fine primo dell'Uomo: il proprio benessere e la sopravvivenza della specie.
    è vero poi, che tutto è relativo: io sono più o meno giovane in "relazione" a chi ho d'avanti:a 30 anni sono vecchio per un bimbo di 5 e giovane in confronto ad un 60enne; eppure sono sempre la stessa persona!
    Dunque ho la ferma convinzione che la razza umana sia consapevole di essere in qualche modo "schiava" di tali convenzioni, ma sappia riconoscere al tempo stesso che senza di esse regnerebbe un disordine auto-distruttivo.
    In conclusione, forse la fine del mondo arriverà proprio quando si vorrà uscire da tali "schemi" , ed una sorta di "caos primordiale" si befferà di noi uomini , per così dire ribelli,e verrà a riprenderci!

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  2. Grazie, caro Anonimo, per aver dato retta a questo mio pensiero. Non nego che le mie possano essere domande fini a se stesse, dipende sempre dai punti di vista e ho piacere a leggere il tuo e a spiegarti meglio il mio.
    Io mi sono lasciato incuriosire dall'inconsapevolezza con cui facciamo determinate cose, chiedendomi "perchè è così e non diversamente". E a questa curiosità ho dato mie personali spiegazioni. Sono d'accordo che le convenzioni siano condizione imprescindibile per evitare caos ed anarchia, però sono anche convinto che ci sia un'alternativa a queste convenzioni, che potrebbe uscire fuori se solo ci interrogassimo più specificatamente sul perchè certe azioni vengono svolte in un modo piuttosto che in un altro. Insomma io ragionavo sul perchè tali schemi relativi venissero accettati per assoluti, e sull'impossibilità palese di poterli cambiare nonostante ci si rendesse conto della loro non-assolutezza. Forse l'esempio dell'ora di pranzo non poteva servire alla mia causa, dato che come giustamente dici tu, intervengono spiegazioni fisiologiche concrete, dimostrabili e dimostrate.
    Forse con la matematica rendo meglio l'idea, nel senso che con una teoria astratta non rischio di incappare in dimostrazioni, concrete, che confuterebbero il mio pensiero. La serie numerica è qualcosa di astratto, non è tangibile; dunque è lecito porsi le domande sul perchè si cominci a contare dal numero 1? Chi e perchè ha deciso ciò? E come è stata accettata questa teoria?
    E da queste domande sono arrivato al bivio critico, come si può leggere dal post, cercare o no l'alternativa, concludendo che, probabilmente, come tu stesso condividi, cercare l'alternativa potrebbe coincidere con la fine del mondo, o col rinnovato caos primordiale.

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  3. Leggete prima qui
    http://www.ditadifulmine.com/2010/04/munduruku-una-tribu-che-conta-solo-fino.html

    L'esperimento fatto da Pica è davvero interessante, così com'è probabilmente interessante vivere una vita senza tempo, senza orari,senza numeri quindi sena soldi. La vita degli aborigeni è probabilmente una vita molto calma perchè non hanno la concezione del tempo.

    Per capire meglio come potrebbe essere una vita senza numeri, basta ritornare indietro nel tempo. Risedetevi in quel piccolissimo banco dell'asilo dove la maestra(o suora) vi ha insegnato a contare.
    Siete seduti nel banco e la maestra vi ha appena fatto capire che quel segmento verticale disegnato alla lavagna bisogna identificarlo da oggi in poi non la PAROLA "uno".
    La maestra fa un altro segmento affianco all'altro e lo chiama con la parola DUE.
    E così via...
    Quindi io, bambino, da oggi sò che ho fra le mani UNA penna e se ne prendo un altra ne ho DUE.
    Adesso un passo indietro.
    La maestra non mi ha ancora spiegato tutto ciò, sono seduto nel mio banco e su di esso c'e LA penna. Guardando i due oggetti non mi pongo minimamente l'idea di quante penne ci siano e quanti fogli ci siano. Se la maestra avesse posato accidentalmente un altra penna sul mio banco io non mi sarei posto il problema di quante penne ci fossero sul mio banco perchè semplicemente non mi interessava.
    Le avrei guardate e avrei semplicemente pensato "oh,ci sono DELLE penne".
    Ma nel momento in cui la maestra associa il segmento disegnato alla lavagna alla parola UNO, poi DUE,TRE, etc... Io sò che quella penna non è più LA penna ma è UNA penna.
    Questo conferma ciò che ha scritto l'Anonimo, ovvero che probabilmente se non esistessero i numeri, il calcolo, le unità di misura, la nostra vita sarebbe all'insegna del caos. Probabilmente la tecnologia non sarebbe mai esplosa e si sarebbe limitata al bastoncino che sfregato sulla pietra accende il fuoco.
    Le risposte alle tue domande (perchè si comincia a contare dal numero 1? Chi e perchè ha deciso ciò) le possiamo quindi trovate nel trafiletto che segue.

    Un pastore che sa di avere "molte" pecore e vuole essere certo che ogni sera tutti gli animali rientrano al sicuro, si siede all'ingresso della caverna e vi fa entrare le pecore una alla volta e associa ad ogni capo un sasso, o un nodo su una cordicella
    o, servendosi di una selce, pratica una tacca su un osso ogni volta che un animale gli passa davanti.
    L'uso dei sassi non richiedeva nessuna memoria nè conoscenza astratta dei numeri ; utilizzava soltanto il principio della corrispondenza biunivoca (un sasso … una pecora ).
    Sono i sassi ad aver permesso all'umanità "l'arte del calcolo".
    In latino "calculus" significa "sassolino".
    In particolare, i sassi sono all'origine degli abachi e dei pallottolieri.
    L'impiego delle cordicelle a nodi lo si rinviene fin dall'antichità
    in differenti regioni del mondo.
    Erodoto racconta che Dario I, re di Persia, affidò a due soldati una cinghia con sessanta nodi con l'ordine di disfarne uno per giorno dicendo: "Se non sarò di ritorno quando avrete disfatto l'ultimo nodo, rientrate in patria".

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  4. Caro Ulyanov non so chi tu sia, ma poco conta, perchè è un piacere leggere ciò che scrivi e lo avevo già provato in un tuo altro commento su questo blog.
    A me piace molto il latino, e devo riconoscere che il discorso sul "calculus" mi è totalmente sfuggito, però lo trovo interessante e decisamente offre una possibile risposta ai miei interrogativi.
    E dico potrebbe perchè, è vero si che i sassolini hanno permesso all'uomo di scoprire l'arte del calcolo, e questo già rappresenta una valida spiegazione perlomeno per quanto riguarda la necessità per cui si è adottato questo sistema; ma essi, i sassolini, non spiegano perchè la serie numerica parte proprio dal numero 1 (il pastore avrebbe potuto decidere anche di assegnare due pietre per ogni pecora).Forse è un ragionamento troppo astratto, un vicolo cieco, per cui è impossibile avere una risposta definita e definitiva. Ti ringrazio comunque però, perchè parzialmente hai soddisfatto la mia sete di conoscenza con la storia dei sassolini e delle corde annodate.

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  5. Bellissimo articolo, e bellissima discussione. Quello che volevo dire è stato già detto da Anonimo e in parte da Ulyanov, che ringrazio per il link. Prima di dire la mia vorrei invitarvi a scrivere, se ne avete voglia un post per il blog, potete inviarlo alla mia mail o a quella di qualsiasi altro gestore.

    Io dico sempre che tutto è relativo. Immaginatevi la rivoluzione di quandi si sono scoperti i decimali... l'uno poteva essere diviso in tante parti.... infinitamente piccole... era una cosa assurda per chi non ne ha la cognizione. O pensate ai negativi...

    Detto questo però se tramite i numeri si riesce a volare, a far partire un computer a guardare la tv a fare tante altre cose..allora forse il sistema adottato è giusto. Voglio dire... se 1+1 non facesse 2 ma 3... nulla più potrebbe funzionare, e il fatto che funzioni vuol dire che 1+1 deve fare per forza 2!


    Quindi andrei oltre la matematica, che si dice non è un opinione per parlare di cose meno tangibili, come ad esempio le convenzioni... un metro ha quella lunghezza perchè è stata decisa, così come un litro e tutte le unità di misura. i canoni di bellezza, la classificazione dei colori per esempio... Però non posso fare che ricondurmi a quanto detto nei commenti precedenti: sono convenzioni decise per regolare il vivere sociale. Se il blu io lo chiamo blu e pinco verde e pallino lo chiama giallo... è tutto un gran casino e chi ci capisce più.

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  6. Wailer, il massimo risultato col minimo sforzo, questa è la tecnologia:) un sassolino per ogni pecora è tecnologicamente superiore a due sassolini per ogni pecora. Meno sassolini, meno possibilità di imbrogliarsi, meno peso e più efficienza. Chi ci dice che un pastore non abbia contato ogni due pecore con un sassolino... ma quando le pecore erano dispari?:) La soluzione più logica, la One Best Way era contare una pecora con un sassolino...

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  7. Certamente se 1+1 avesse fatto 3 e non 2 la tecnologia avrebbe funzionato lo stesso, solo secondo altri canoni, secondo altre convenzioni, proprio perchè tutto è relativo.

    Personalmente, dopo un profondo ragionamento sulle vostre risposte, ritengo che la praticità, la velocità d'esecuzione, possano decisamente essere la risposta risolutiva. Insomma, tutti conveniamo che le convenzioni sono state accettate di buon grado per regolare la vita, dunque renderla più semplice. Attenzione però, non dico che esse siano la via giusta in assoluto, resto sempre convinto sull'esistenza di un'alternativa. Però se queste scelte oggi ci permettono di parlare senza guardarci negli occhi, allora forse sono state buone scelte.

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  8. Grazie per l'apprezzamento Wailer.
    A mio modo di vedere, o meglio immaginare, è chiaro che risulta più "naturale" mettere 1 sassolino per una pietra.
    se il sassolino dev'essere interpretato come una pecora, che senso ha mettere due sassolini? Avrebbe solo confuso le idee del pastore.
    Piuttosto, quella bella storiella dimostra che il pastore sapeva già contare -grazie alle pietre- ma non sapeva come chiamare i numeri. Logico no? Quindi lui diede il via al "calcolo", poi probabilmente arrivò qualcun'altro e gli disse che le pietre poteva da oggi in poi sostituirle con un vocabolo. Fu così che nacquero i numeri (forse!).
    Sarebbe interessante conoscere il significato letterario dei numeri. Ad esempio UNO che significa? Sicuramente deriva da chissà quale lingua meriorientale...

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  9. "Sarebbe interessante conoscere il significato letterario dei numeri. Ad esempio UNO che significa? Sicuramente deriva da chissà quale lingua meriorientale."
    E' esattamente quello che mi chiedo e che metterebbe definitivamente la parola fine a questo dibattito estremamente piacevole.
    Ma si sa, ci sono cose che noi umani non possiamo conoscere, cose che esistono dalla notte dei tempi e che conserveranno questo mistero in eterno. La lingua non è altro che un insieme di suoni, magari in origine nessuno di essi era di senso compiuto; poi col tempo ha subito modifiche(latino docet) per giungere a noi completamente mutati nella forma e nella sostanza!

    A presto...

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  10. http://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dei_numeri

    Questo l'ho trovato interessante;)

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